Pro e contro dell’IA per cucinare? Tra i vantaggi c’è sicuramente la capacità di fare brainstorming veloce, suggerire ricette a partire da pochi ingredienti e adattare piatti a esigenze specifiche.
È uno strumento utile per risparmiare tempo e generare idee, soprattutto quando si è a corto di ispirazione.
Che ne dicano i complottisti però non può sostituirci ergo, sostituisce l’esperienza umana: non può assaggiare, sbaglia spesso tempi di cottura (ad esempio sulle patate), propone abbinamenti discutibili e a volte mescola stili culinari in modo poco coerente.
Per usarla bene bisogna imparare a scrivere prompt dettagliati, evitare richieste generiche e verificare sempre dosi e istruzioni.
L’IA funziona al meglio se guidata con attenzione: è un valido supporto creativo, ma non può sostituire il gusto, l’intuito e il contesto di chi cucina davvero.
Ultimo appunto: questo articolo non è stato scritto con l’ausilio dell’intelligenza artificiale (ma per le immagini sì). Sarebbe stato troppo “autoreferenziale” non vi pare?
Indice dei contenuti
In cosa può essere utile l’IA per cucinare
Uno degli usi più intelligenti dell’IA per cucinare è il brainstorming: quando manca l’ispirazione, può offrire spunti rapidi a partire da ingredienti o desideri vaghi.
È sufficiente scrivere prompt come “ho del riso, della zucca e del gorgonzola, cosa potrei cucinare?” per ottenere suggerimenti coerenti e spesso appetibili.

In questo senso, l’IA si comporta come un assistente creativo instancabile, capace di fornire idee anche in orari improbabili. Attenzione però: tende a proporre ricette semplici, con preparazioni essenziali e poco elaborate.
Per questo motivo è ideale per chi ha poco tempo o cerca piatti veloci. Un altro aspetto da considerare è che l’IA presume la presenza di ingredienti base come olio, sale, pepe o acqua: conviene quindi specificare tutto, anche ciò che normalmente si dà per scontato.

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Inoltre, l’IA può aiutare a convertire dosi, adattare ricette a diete specifiche (senza glutine, vegana) o suggerire sostituzioni quando manca un ingrediente.
Leggere anche: Qual è la carne migliore al mondo secondo l’intelligenza artificiale.
I limiti dell’IA in cucina
Nonostante l’efficienza, l’IA presenta limiti evidenti quando si tratta di cucinare davvero. Il primo è l’assenza di gusto: non può assaggiare, annusare né valutare la consistenza di un piatto.
Questo porta a errori pratici, come abbiamo riscontrato testando alcune ricette. Un esempio che ci è capitato riguarda la cottura delle patate, spesso indicata con tempistiche troppo brevi: un errore che, oltre a compromettere il risultato, può causare problemi digestivi.

Anche gli abbinamenti lasciano talvolta a desiderare, risultando sbilanciati o poco armonici.
Inoltre, l’IA tende a mescolare stili culinari differenti senza consapevolezza culturale: può proporre piatti unici o combinazioni più tipiche del mondo anglosassone che della cucina italiana, come “mac and cheese con pesto” o “risotto al pollo con salsa barbecue”.
Queste proposte, se non guidate, rischiano di allontanarsi dalla tradizione gastronomica italiana, generando confusione piuttosto che ispirazione. Il controllo umano resta quindi indispensabile.
Errori ricorrenti nelle ricette generate dall’IA
Tra gli errori più frequenti nelle ricette generate dall’intelligenza artificiale ci sono quelli legati a quantità e proporzioni.
Spesso le dosi non sono bilanciate: troppa panna per un sugo (no tranquilli non gli abbiamo chiesto la carbonara), troppo poco lievito per un impasto o porzioni finali che non corrispondono al numero di persone indicato.

Un altro punto critico, come poco fa accennato, sono i tempi di cottura, che tendono a essere approssimativi o irrealistici: carni dichiarate “rosate” in 8 minuti quando ne servirebbero almeno 20, oppure verdure lasciate crude o eccessivamente molli.
Anche il linguaggio può creare confusione: termini tecnici mal tradotti o ambigui, come “grigliare” riferito a una padella antiaderente, possono disorientare chi ha poca esperienza.
Nel nostro caso specifico dobbiamo sempre specificare, ad esempio, che la “griglia” di riferisce al “barbecue”.
Infine, c’è il problema del contesto: l’IA per cucinare non tiene conto dell’ambiente, degli strumenti a disposizione o della stagionalità degli ingredienti, e può proporre fragole fresche a dicembre o suggerire di usare un robot da cucina anche per preparazioni minime. Serve sempre un occhio critico.
Come usare correttamente l’IA per cucinare
Per ottenere risultati davvero utili, è fondamentale imparare a dialogare con l’IA nel modo giusto.
I prompt generici, come “consigliami una salsa per la carne alla brace”, sono troppo vaghi e rischiano di produrre risposte standard o fuori contesto.

Meglio essere specifici: indicare il tipo di carne, i gusti desiderati, se ci sono intolleranze o ingredienti da evitare.
Un buon approccio è iniziare con un brainstorming libero per raccogliere idee, poi perfezionare via via i prompt successivi con maggior precisione.
Ogni passaggio va comunque accompagnato da senso critico: è essenziale controllare dosi, tempi e abbinamenti ogni volta che si hanno dubbi. Se qualcosa sembra strano, probabilmente lo è.
L’IA per cucinare è uno strumento potente, ma non infallibile: fidarsi ciecamente è l’errore più comune.
Usarla come supporto, e non come fonte unica, permette di ottenere ispirazioni utili senza compromettere la riuscita del piatto.
IA per cucinare pro e contro: immagini e foto




